CIVITAVECCHIA – «Di parole se ne fanno tante ma di fatti ne vedo pochi»: è la denuncia del vescovo Gianrico Ruzza sul disagio giovanile nella città di Civitavecchia. Il presule ha presieduto la celebrazione eucaristica nella chiesa cattedrale in occasione della «Festa per la vita ritrovata» della Comunità Il Ponte.
Stamane dieci giovani della comunità, tra cui tre ragazze madri, hanno terminato il programma terapeutico per tornare alle loro famiglie alcuni anni di percorso.
«Noi adulti abbiamo delle colpe nei confronti dei ragazzi, perché non abbiamo fatto quanto nelle nostre possibilità. Lo dico per ognuno di noi, ma soprattutto per le autorità» ha detto il vescovo durante l’omelia. «Di questo – ha poi aggiunto – ci verrà chiesto conto nel giorno del giudizio».
«Non è vero che il fenomeno delle dipendenze non si possa arginare, ne sono convinto e don Egidio Smacchia lo sapeva bene» ha detto Ruzza ricordando il fondatore della Comunità Il Ponte.
«Ha posto un germe – ha ricordato il presule – per dire che di fronte a un dramma si può dare un segno si speranza. Quella di don Egidio è una grande profezia che fa onore a questa città e a questa Chiesa. Ciò non toglie le responsabilità sociali e istituzionali che ci sono dietro».
Durante la cerimonia di graduazione, al termine della Messa, i dieci ragazzi insieme agli operatori e ai volontari hanno testimoniato il loro percorso. Per tutti, da parte del presidente Pietro Messina, il dono di un orologio, per riflettere sull’uso del tempo e sul futuro.
Civonline, 30 settembre 2023